Energy consumption: come le aziende possono (e devono) migliorare la propria efficienza energetica

È ormai opinione diffusa la convinzione che il paradigma di valutazione degli investimenti abbia subito una profonda evoluzione, nel corso degli ultimi due secoli.

Se nel XIX secolo, durante il periodo della seconda rivoluzione industriale che ha introdotto l'utilizzo di materie prime come l'energia, la chimica e il petrolio al centro della produttività aziendale, la questione principale relativa agli investimenti era legata esclusivamente al "rendimento" degli stessi, già con il XX secolo avviene una svolta all'interno del paradigma finanziario, affiancando il concetto di rischio insito nell'attività d'impresa al suo rendimento finanziario, come stabilito dalle linee guida di Basilea II.

La svolta epocale iniziata nel XXI secolo introduce un terzo elemento nel duplice approccio rischio-rendimento, considerando come punto cruciale l'impatto generato, come sfondo da cui partire per costruire un approccio e strategie di investimento che supportino attraverso nuovi modelli e nuovi strumenti il paradigma della finanza sostenibile, ovvero la transizione ecologica.

In questo contesto, un nuovo modello che si sta costruendo dinamicamente a livello europeo e globale consiste nel concetto di "consumo energetico", che si riferisce essenzialmente al consumo annuale stimato di tutte le attività e le strutture dell'azienda. È sempre più importante monitorarlo e mitigarlo, anche alla luce del contesto internazionale e dell'attuale crisi energetica, per allineare la stima dei rischi probabili alla copertura fornita dal capitale allocato, secondo criteri di risk management.

Come ricavare i dati di consumo

A tal fine, in prima istanza, i dati di consumo da stimare sono ricavati dal contatore o direttamente dalle bollette indirizzate alle varie sedi aziendali, oppure dal portale del fornitore di energia. Il dato specifico, per avere una stima, va ricercato all'interno della bolletta o sul portale del fornitore, da cui si può ricavare il consumo annuale, normalmente espresso in kWh (= 0,001 MWh), o il consumo stimato.

Successivamente, è necessario aggregare i dati di consumo energetico annuale per tutte le diverse sedi aziendali e, se non sono disponibili dati puntuali, riportare una stima del consumo energetico sulla base dei dati disponibili.

È quindi fondamentale per un'azienda stimare e monitorare i propri consumi, in modo da poter migliorare le prestazioni energetiche delle proprie strutture aziendali.

Si stima che le PMI e le aziende corporate che investono strategicamente nella sostenibilità, possano ridurre i loro consumi del 10-30% all'anno, senza diminuire il servizio e la qualità delle operazioni aziendali, contribuendo in modo significativo ad un ambiente più pulito. Diventando più efficienti dal punto di vista energetico, le piccole e le grandi imprese possono contribuire a ridurre le emissioni di gas serra, migliorando al contempo le proprie prestazioni finanziarie.

Gli strumenti e certificazioni a disposizione di imprese corporate e PMI

È noto che le Istituzioni, a qualsiasi livello, sostengono le imprese in questo cambiamento e, a questo proposito, vengono promosse molte iniziative. A livello europeo, va menzionata l'iniziativa principale, costituita dalla "Energy efficient Mortgages Initiative" (EEMI), un meccanismo introdotto a livello finanziario e bancario, che mira a stimolare e finanziare gli investimenti nell'efficienza energetica degli edifici e nel risparmio dei consumi energetici, per garantire lo sviluppo di progetti ecosostenibili, facilitando la transizione verso i mutui verdi, considerati essenziali per la realizzazione di un'economia climaticamente neutrale, come previsto dagli Accordi di Parigi.  

In questo contesto, che mira a sostenere le PMI e le aziende corporate a raggiungere l'efficienza energetica anche attraverso prodotti finanziari, è importante citare la progettazione e la promozione di strumenti finanziari ad hoc, come avviene attraverso i framework stabiliti dalla Loan Market Association, riguardo il prestito sostenibile dal punto di vista ambientale.

Sustainability Linked Loans e Green Loans

A partire da questa definizione fornita dall'EBA, si sono sviluppati sul mercato due principali strumenti finanziari: i "Sustainability Linked Loans" e i "Green Loans".

I primi sono definiti come tutti i tipi di prestiti e/o strumenti simili che incentivano il raggiungimento da parte del debitore di obiettivi di sostenibilità predeterminati e oggettivi, misurati utilizzando obiettivi di performance di sostenibilità che includono KPI e rating esterni.

Un esempio di “Sustainable Linked Loan” può essere un prestito con condizioni finanziarie, ad esempio il tasso di interesse, legate al raggiungimento di una riduzione delle emissioni di CO2 di una determinata percentuale, entro l'anno concordato, rispetto alle emissioni attuali dell'azienda.

L'altro strumento finanziario, introdotto nel mercato finanziario, è il Green Loan, definito come qualsiasi strumento di prestito reso disponibile esclusivamente per finanziare o rifinanziare, in tutto o in parte, progetti verdi rigorosamente "ammissibili", nuovi o esistenti.

Nel caso dei Green Loan, la generica performance ESG dell'azienda è meno rilevante rispetto all'importanza attribuita alle caratteristiche del progetto finanziato.

Ad esempio, sarà definito come “Green Loan”, un prestito destinato ad acquisto e installazioni di impianti a basso impatto energetico, per ottenere un beneficio in termini di CO2 emessa.

Le principali certificazioni energetiche

Nella definizione delle politiche di prestito, (soprattutto per quanto riguarda il settore più impattato dai consumi energetici, ovvero il Real Estate) un aspetto fondamentale per misurare la sostenibilità ambientale dell'investimento, insieme alla definizione di politiche e parametri di green lending, è dato dall' "Attestato di Prestazione Energetica" (EPC), come definito dall'Autorità EBA nel Final Report "Guidelines on loan origination and monitoring", nel maggio 2020.

Tra le principali certificazioni energetiche esistenti, in Italia si fa riferimento all'Attestato di Prestazione Energetica (APE), introdotto nel nostro Paese dal Decreto Ministeriale 26 giugno 2015: questo attestato è utile per informare i potenziali acquirenti di un immobile sulle sue prestazioni energetiche o per comunicare al mercato il valore degli edifici ad alta efficienza energetica o NZEB (Nearly Zero Energy Buildings).

A livello europeo e mondiale, le principali certificazioni energetiche più importanti sono il BREEAM (Building Research Establishment Environmental Assessment Method) di tipo anglosassone, o il Leadership in Energy and Environmental Design (LEED), di matrice americana, sviluppato dall'organizzazione no-profit "Green Bunding Council". 

In conclusione, il quadro del "Consumo energetico", che impatta su aspetti normativi, finanziari e tecnici e che mira a misurare e migliorare il consumo energetico e l'efficienza energetica delle imprese corporate e delle PMI, necessita di continue innovazioni e implementazioni, al fine di promuovere la creazione di posti di lavoro e la crescita economica, garantendo la stabilità sociale e promuovendo soluzioni sempre più sostenibili per quanto riguarda le questioni energetiche, che alla luce dell'attuale situazione geopolitica, negli ultimi mesi sono diventate urgenti e prioritarie nell'agenda mondiale.

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